Intervista a Massimiliano Frosi, 3D Specialist e Industrial Designer

Il rendering 3D è una tecnologia sempre più utilizzata, di grande utilità e senza dubbio dalle grandi potenzialità. Uno strumento affascinante che, per i non addetti al settore, porta con sé tanti interrogativi.

Quali sono le fasi di realizzazione di un render 3D? Quali sono le sue applicazioni e quanto è utile all’interno della comunicazione di un’azienda? Quando preferire il render e quando la fotografia? Come si realizza un video 3D? E infine, quali sono le prospettive future nel mondo del rendering 3D?

Abbiamo fatto una bella chiacchierata con Massimiliano Frosi, 3D Specialist e Industrial Designer al quale ci affidiamo per la realizzazione dei render 3D.

L’importanza del Rendering 3D in comunicazione

Perché un’azienda dovrebbe utilizzare il rendering 3D nella propria comunicazione? Quali sono i vantaggi?

“Il rendering sta sostituendo la fotografia nella rappresentazione della maggior parte dei prodotti industriali per la grande versatilità nella gestione dell’immagine stessa. I format di comunicazione tendono infatti ad essere schematici e regolari nell’impaginazione, ma brillanti ed esplosivi nelle immagini: basti vedere i siti di e-commerce o le campagne sui social. Le strategie di vendita si basano molto sulla diversificazione nelle versioni degli oggetti e i ritmi di creazione di nuovi prodotti sono sempre più intensi, tali per cui i prodotti spesso non esistono ancora nel momento in cui la comunicazione deve essere composta.
Tutti questi elementi vanno a favore del rendering 3D, che per le sue caratteristiche assolve pienamente questo genere di richieste. Pertanto, un’azienda che vuole restare al passo e sfruttare i vantaggi della comunicazione attuale, deve adeguarsi al nuovo metodo di rappresentazione dei prodotti mediante il rendering 3d.”

Quali sono le principali applicazioni dei render 3D in comunicazione e marketing? Cosa si può fare con un render 3D e quali sono le potenzialità?

“Sostanzialmente il rendering non è altro che la visualizzazione di un modello 3d che replica in modo fedele un determinato oggetto. Pertanto, nella comunicazione e nel marketing, ovunque si voglia mostrare quell’oggetto lo si può fare generando un render dedicato. Chiaramente ogni canale di comunicazione ha le sue caratteristiche, per esempio un e-commerce dovrà mostrare i prodotti attraverso una resa still life e con inquadrature costanti, mentre una campagna pubblicitaria potrà esaltare e spettacolarizzare le caratteristiche del prodotto attraverso prospettive più spinte o effetti speciali sempre generati nel medesimo render. Nei social il render potrà diventare una rapida sequenza di immagini (gif), mentre per un catalogo tecnico, attraverso il render, si potrà mostrare l’oggetto esploso in tutti i suoi componenti a fine esplicativo. È possibile inoltre creare configuratori di prodotto interattivi.
Le applicazioni sono davvero molte, non dimentichiamo la rappresentazione di ambienti o la contestualizzazione dei prodotti in ambienti dedicati ricostruiti digitalmente.
Fino ad ora abbiamo citato esempi di rendering statici, l’alter ego della fotografia, ma la tecnica di render può trasformarsi in animazione dell’oggetto quindi creare clip animate, scenografiche o tecniche. Pensiamo ai casi estremi dei film d’animazione che si basano esattamente sullo stesso metodo: da qui è difficile pensare che esistano limiti.
Non da ultimo, la possibilità di esplorare e manipolare il modello 3d attraverso siti web o applicazioni, dando all’utente la possibilità di visionare in ogni dettaglio il modello, quasi come averlo fra le mani.”

render3d-ambientato

Per quali settori e tipologie di prodotti è più utilizzato il rendering?

“A mio avviso l’utilizzo del rendering trova maggior spazio nei prodotti industriali di qualsiasi genere, specialmente nei casi in cui durante la progettazione di tali prodotti viene già realizzato il modello 3d, che sarà quindi la base di partenza per la generazione dei rendering.
Non si esclude però la possibilità che un oggetto esistente venga digitalizzato solo per poterlo trattare mediante rendering nella visualizzazione e nella sua rappresentazione.
Meno frequente è l’utilizzo nei settori, per esempio, dell’artigianato e dell’arte o in quei campi dove la generazione del modello 3d non è integrata nel flusso di progettazione e produzione. Fermo restando che qualsiasi cosa si può ricreare sottoforma di un modello 3d, è necessario capire se ne vale la pena ai fini della rappresentazione.”

Rendering di prodotto VS fotografia in studio

“Tutto quanto detto fino ad ora va chiaramente a favore del rendering ma non si può negare la bellezza ed il calore di una bella foto da studio.
Certamente in un sistema di comunicazione basato su quantità e qualità, la caratteristica di ripetibilità del rendering gioca a suo favore, andando un po’ a sostituire la fotografia.
Dal mio punto di vista però è solo una transizione o un cambiamento di mezzi, perché fare un rendering significa replicare in modo digitale ciò che si è sempre fatto con la fotografia. I software più elaborati dedicati alla generazione di render si basano proprio sul calcolo delle luci e sulla resa dei materiali replicando le leggi fisiche, per cui si può dire che la tecnica del render sia figlia della fotografia.
La possibilità di simulare la realtà permette al tempo stesso la possibilità di andare oltre, per cui di superare anche certi limiti fisici della fotografia.
In conclusione, credo che per fare buoni render si debba necessariamente conoscere e praticare anche la fotografia. È possibile anche combinare la fotografia col render: laddove ricreare totalmente il modello 3d di un oggetto non valesse la pena si può utilizzare parti di immagini fotografate e parti renderizzate, il connubio sarà speciale. Probabilmente render e fotografia continueranno a coesistere cogliendo le caratteristiche più utili di entrambi i metodi.”

render3d

Quali sono, semplificando, le fasi di realizzazione di un render?

“Necessariamente si parte da un modello 3d: più esso è fedele alla realtà nelle geometrie, più resa realistica avrà una volta renderizzato. Spesso infatti si sottovaluta proprio il punto di partenza: non è così scontato che un modello 3d, specialmente se viene dalla progettazione, sia pronto e perfetto per il rendering. Diverso è se lo si crea apposta. Ad ogni modo questa è una delle fasi più dispendiose in termini di tempo.
Le fasi poi di realizzazione si sviluppano nella preparazione della scena, ovvero il settaggio delle luci, dell’ambiente virtuale circostante all’oggetto, il settaggio delle camere, la creazione dei materiali, il texturing e così via, fino all’elaborazione dell’immagine e l’editing finale.
Tutte le fasi sono molto delicate e richiedono attenzione in quanto ogni valore settato diventa una variabile che influisce sulla resa finale. Quando i valori diventano molti – e capita sempre – è facile perdere il controllo della resa del render.”

Quando la strada del video 3D è percorribile?

“Dal momento in cui si possiede il modello 3d, fare rendering statico o un video 3d è solo una scelta. Le fasi di preparazione sono le stesse, il video 3d richiede in aggiunta il settaggio dei movimenti dell’oggetto. Certo è una spiegazione molto semplificata, ma il concetto è che un rendering è un’immagine statica, un singolo frame, mentre un video è un insieme di fotogrammi in sequenza, cioè tanti rendering.
La vera differenza sta nelle risorse e nei tempi: proprio perché la generazione di un video comporta la realizzazione ed il montaggio di centinaia o migliaia di rendering, è necessario capire quando vale la pena intraprendere la strada del video 3d.
D’altra parte, se pensiamo all’efficacia di un rendering, immaginiamo la potenza di un rendering animato. Non dobbiamo però pensare solo a qualcosa che assomiglia sempre di più a un film d’animazione e che spesso rende la creazione dei video 3d un’operazione molto impegnativa. Esiste un mondo fatto di video più tecnici trasversali a qualsiasi settore, dalle istruzioni di montaggio, all’esplorazione in ambito didattico, al campo medicale e così via, che apre scenari incredibilmente utili nella fruizione di contenuti. Anche in questo caso la strada del video 3d non deve essere un limite: è percorribile in qualsiasi caso, va solo valutato se ne vale la pena.”

Quali sono le prospettive future nel mondo del rendering 3D?

“Dal punto di vista delle immagini statiche o animate fruibili tramite monitor o dispositivi, credo siamo già ad un ottimo livello. Oggigiorno la direzione è quella di estendere l’esperienza del 3d attraverso sistemi più immersivi quali la realtà virtuale o la realtà aumentata, ma sempre di immagini digitali parliamo.

Credo che lo sviluppo della prototipazione rapida, avendo in comune al rendering la matrice del modello 3d, potrebbe diventare in futuro un’estensione pratica accessibile a chiunque. Intendo dire che oltre a vedere un oggetto, un utente potrebbe stamparselo in tempi molto brevi ed averlo in mano. Chiaramente, con tutti i limiti del caso riguardo materiali e tecnologie, ma vorrebbe dire poter toccare qualcosa che fino ad ora valutiamo solo visivamente, prima dell’acquisto: con un oggetto concreto potremmo estendere l’esperienza sul piano tattile. Indubbiamente si tratta solo di un’idea per esprimere il potenziale di questi sistemi di emulazione della realtà.

Vorrei concludere però ponendo attenzione su un aspetto più legato all’etica. Questo è un campo dove la realtà è facilmente superabile e manipolabile attraverso l’immagine digitale. Si pone pertanto un problema di persuasione nella rappresentazione anche solo di un prodotto. E’ necessario per cui capire dove sta il limite fra spingere un’immagine per esaltarne i valori di comunicazione e l’inganno nel mostrare qualcosa che poi non corrisponderà al prodotto reale. In un sistema dove il commercio on line si sta imponendo, è facile capire che la decisione d’acquisto avviene proprio attraverso la visualizzazione del prodotto senza l’esperienza di prova reale. La sfida sta proprio nel ponderare bene le potenzialità di questi strumenti destinandoli ai fini più corretti.”