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L’acqua che esce dai nostri rubinetti è davvero sicura? Comprare acqua in bottiglia è una scelta responsabile? Abbiamo chiesto a Michele Scalvenzi, responsabile comunicazione e relazioni esterne del gruppo Cogeme e Acque Bresciane.

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Aprire il rubinetto di casa e bere un bicchiere d’acqua dovrebbe essere un gesto naturale, semplice, eppure in molti si chiedono ancora se sia davvero sicuro. La diffidenza verso l’acqua pubblica e la preferenza per quella in bottiglia sono fenomeni radicati, alimentati da false convinzioni e da un marketing che punta a condizionare le scelte dei consumatori.

Eppure, i numeri parlano chiaro: l’acqua del rubinetto è controllata, sicura e sostenibile, oltre a essere immensamente più economica. Ne abbiamo parlato con Michele Scalvenzi, Responsabile Comunicazione e Relazioni Esterne di Acque Bresciane, gestore con 114 Comuni e oltre 650 mila utenti in provincia di Brescia, per capire come è possibile educare i cittadini alla fiducia e a un consumo più consapevole, che fa bene non solo alle famiglie ma anche all’ambiente.

Partiamo dalla domanda a cui ogni cittadino vorrebbe una risposta certa. L’acqua del rubinetto è sicura?

“La risposta è sì, senza alcun dubbio. Le analisi sulla qualità dell’acqua del rubinetto sono regolate dal DL 18/2023, in attuazione della Direttiva UE 2020/2184 che introduce un approccio orientato alla prevenzione e non al semplice controllo di alcuni parametri stabiliti. Noi di Acque Bresciane ci siamo dotati di un laboratorio interno, accreditato da Accredia, dove effettuiamo tutte le analisi previste. Allo stesso tempo, ci occupiamo di tenere monitorata tutta la rete idrica, intervenendo regolarmente per la manutenzione ordinaria e per sostituire parti di tubatura ormai obsolete e potenzialmente a rischio. A rilasciare il giudizio di idoneità all’uso dell’acqua destinata al consumo umano è poi l’ATS, a seguito di esami ispettivi e controlli analitici approfonditi nei punti di campionamento. Mi sento quindi di rassicurare tutti: l’acqua del rubinetto di casa è sicura e super controllata”.

Quali sono i miti e le leggende da sfatare relativi all’acqua del rubinetto?

“Uno dei falsi miti più diffusi è che il calcare faccia venire i calcoli renali. In realtà non è così: non esistono prove scientifiche che lo dimostrino e, come sottolinea anche l’Istituto Superiore di Sanità, la formazione dei calcoli dipende piuttosto da una predisposizione individuale. Un’altra convinzione sbagliata è che l’acqua in bottiglia sia più sicura. In realtà è spesso il contrario: l’acqua del rubinetto è sottoposta a controlli più frequenti e severi, da parte nostra e degli enti competenti. C’è poi chi pensa che per avere un’acqua buona e sicura servano filtri o altri apparecchi. Anche questo è falso. L’acqua del rubinetto è già pronta da bere e ricca dei sali minerali di cui abbiamo bisogno: eliminarli non porta alcun beneficio per la salute. Al massimo, in presenza di acqua molto dura, un addolcitore può servire a proteggere gli elettrodomestici, ma nulla di più. Infine, l’odore di cloro, che può dare fastidio a qualcuno, non è un problema di qualità: al contrario, è la garanzia che l’acqua è sicura. In ogni caso, basta lasciarla riposare in bottiglia per mezz’ora e l’odore scompare del tutto”.

Parliamo del fenomeno del consumo di acqua in bottiglia: quanto può incidere sul bilancio familiare rispetto a quella del rubinetto?

“È molto semplice. Un’acqua in bottiglia economica al supermercato costa in media 0,19 € al litro, ovvero 190 € ogni 1000 litri, equivalenti a un metro cubo. Nel nostro territorio, il costo dell’acqua del rubinetto è di circa 2 € al metro cubo. E questo comprende tutto il ciclo idrico integrato, ovvero acquedotto, fognatura e depurazione. La differenza è abissale, senza contare che esistono bottiglie di acqua naturale in vendita anche a 50 centesimi e più”.

E a livello di sostenibilità?

“Utilizzare l’acqua di casa è un contributo individuale importante alla riduzione di emissioni di CO2, legate alla produzione di bottiglie di plastica, al loro imbottigliamento, trasporto e smaltimento. Considerando che solo in Italia ogni anno vengono consumate oltre 10 miliardi di bottiglie d’acqua monouso, ci possiamo rendere conto della portata del problema e di quanto le nostre scelte possano incidere. Se solo lo vogliamo”.

Alla luce di tanta informazione errata, come azienda avete una responsabilità molto grande. È così?

“Si tratta di un compito per niente facile. Dobbiamo far capire prima di tutto che l’acqua non è qualcosa che sgorga spontaneamente dalle sorgenti o scende dai ghiacciai e arriva direttamente al rubinetto di casa. Oggi dietro il ciclo idrico c’è un sistema industriale complesso, che esiste proprio per garantire a tutti un accesso sicuro a questo bene così prezioso e per nulla scontato”.

Quali sono le azioni intraprese per fare informazione e sensibilizzare i cittadini?

“C’è lo Sportello Scuola, che offre gratuitamente lezioni e percorsi educativi a tutti gli istituti dei 114 comuni serviti. Collaboriamo stabilmente con diversi atenei, tra cui Statale, Politecnico e Bicocca, portando avanti diversi progetti di ricerca per la gestione sostenibile delle risorse idriche. C’è poi ABCommunity, il tavolo multistakeholder con cui promuoviamo la sostenibilità e il rispetto delle risorse idriche attraverso eventi come la Giornata Provinciale dell’acqua, e la rivista Riflessi, dedicata alla diffusione di informazione e di una certa cultura dell’acqua. E questo solo per citare alcune delle iniziative”.

Qual è il messaggio che deve passare?

“Che l’acqua non è una risorsa inesauribile e per questo va tutelata. È compito del gestore, quindi di realtà come Acque Bresciane, ma è anche responsabilità degli utenti, che devono essere consapevoli e adottare comportamenti virtuosi, a vantaggio dell’ambiente e di loro stessi. Quindi, il nostro messaggio è questo: bevete acqua del rubinetto perché è sicura, e fatelo senza sprecarla, perché è un bene prezioso. In questo modo, farete la scelta migliore e più sostenibile”.

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